N° 53
1.
Liz Mace non ci ha messo molto a capire che raccogliere l’eredità di
Capitan America non sarebbe stata una cosa facile, lo ha letto negli occhi di
Black Arrow e Patriot quando li ha incontrati[1]
ed in quelli di alcuni Vendicatori:[2]
un misto di diffidenza e scetticismo. La grande domanda, la stessa che lei si
pone ogni giorno e che è sicura che si pongono anche Occhio di Falco e Iron
Man, che pure le hanno dato fiducia: sarà all’altezza del compito che si è
scelta? Bene, questa è una cosa che scoprirà presto.
Anche
se è sola contro non sa quante supercriminali e soldatesse, non se ne andrà
senza aver almeno provato a liberare le agenti dello S.H.I.E.L.D. che hanno
condiviso con lei lo sfortunato raid contro l’isola di Costa Diablo o
Femizonia, come l’ha ribattezzata Superia dopo averla conquistata. Di sicuro
non se ne andrà senza essersi ripresa lo scudo, il simbolo di Capitan America,
l’ultima cosa che le ha lasciato suo fratello.
Con
circospezione si muove nei corridoi delle segrete cercando le celle dove sono
rinchiuse le sue compagne e s’imbatte in una la cui porta è aperta. Cosa sta
succedendo? Voci nel corridoio dietro l’angolo. Deve muoversi con attenzione,
essere rapida e precisa.
Volta
l’angolo e si butta verso le due donne davanti a lei gettandole a terra.
-Ehi, aspetta!- urla una delle due.
Riconosce
la voce e frena un pugno che stava per tirare all’altra.
-Che ci fate voi due qui… insieme?- chiede
perplessa.
Il
posto è noto come Isola del Teschio e la sua esatta posizione è ignota.
Praticamente tutte le agenzie di sicurezza del Mondo vorrebbero saperla ma il
segreto è ben tenuto e non c’è da stupirsene perché per il signore assoluto di
quest’isola parole come pietà e misericordia non significano nulla, come quasi
ogni altro sentimento umano… a parte l’odio, dicono.
Il
Teschio Rosso osserva l’atterraggio del piccolo aereo senza scomporsi mentre il
vento batte la pista, sul suo volto che da tempo rispecchia il suo nome c’è
solo un malvagio sogghigno di soddisfazione.
L’uomo
che viene verso di lui è alto, massiccio, con muscoli da culturista. Il suo
nome è Brock Rumlow ma da quando è il braccio armato del Teschio Rosso tutti lo
conoscono e lo temono con un altro nome. Durante il viaggio che lo ha portato
sin qui dopo la sua evasione da Ryker’s Island[3]
si è sbarazzato dell’uniforme arancione da carcerato ed ha indossato panni a
lui più familiari... a parte un dettaglio.
-Bentornato a casa Crossbones.- dice, non
senza sarcasmo, il Teschio.
Rumlow
non risponde, invece si infila una maschera, che gli copre interamente il
volto, una maschera nera con il disegno stilizzato di un teschio come la
bandiera dei pirati.
-Ora puoi chiamarmi così.- dice rivolto al
Teschio Rosso.
A
molta distanza da quell’isola, in una serata tiepida della Virginia un uomo dai
capelli e la barba castani si avvia alla sua macchina quando sente una voce:
-Jack Norriss…-
L’uomo
si volta di scatto portando la mano destra alla pistola che tiene in una
fondina ascellare e si blocca vedendo che chi l’ha chiamato è una bionda dal
fisico mozzafiato che indossa pantaloni attillati ed una maglietta aderente
sotto una giacca di pelle.
-Lei chi è? Cosa vuole?- la apostrofa.
-Mi chiamo Joy Mercado e sono una reporter di
Now Magazine, Mr. Norriss... perché lei è Jack Norriss, Vice Direttore del
F.B.S.A. giusto?-
Norriss
si rilassa.
-Sì, sono io.- risponde –E lei com’è arrivata
qui Miss Mercado?-
-Un mio amico lavora all’F.B.I. ed è stato
molto felice di rivedermi… molto meno che sia sparita senza salutarlo, temo. Quanto
a ciò che voglio… sto investigando sull’esplosione del vostro quartier generale
e vorrei qualche particolare.-
-Temo di non poterne dare ad estranei
all’indagine, mi spiace.-
-Un… ragazzo a cui tenevo è scomparso durante
l’esplosione ed io voglio sapere che fine ha fatto. Non pubblicherò nulla che
lei non voglia ma devo sapere.-
C’è
una nota nella voce della giovane donna che spinge Jack Norriss a crederle.
Impulsivamente prende una decisione.
-Va bene.- dice –Se non ha impegni, possiamo
parlarne a cena, se le va.-
Joy
pensa all’amico dell’F.B.I. ma è un pensiero che scaccia subito.
-Sono liberissima… e mi chiami pure Joy.-
2.
Capitan
America è decisamente sbalordita: la donna a cui stava per tirare un pugno è
Jenna Carlisle, la traditrice che l’ha consegnata a Superia, ma perché l’agente
Lynn Michaels è intervenuta in sua difesa? E come ha fatto a fuggire dalla sua
cella?
Come
se le avesse letto nel pensiero, la Michaels dice:
-È dalla nostra parte, è un agente doppio.-
Si
sta riferendo alla Carlisle? Potrebbe essere un’altra trappola, deve fidarsi?
Liz riflette: quelle due non hanno ancora compiuto alcun gesto ostile o
chiamato aiuto. Naturalmente potrebbe essere una trappola: in questo momento un
allarme silenzioso potrebbe essere scattato. Sia come sia, tanto vale
ascoltarle.
- Mi sono ufficialmente dimessa dallo
S.H.I.E.L.D. perché mi avevano negato una promozione preferendo un uomo.- sta
spiegando Jenna –In realtà avevo una missione sotto copertura: infiltrarmi
nell’organizzazione di Superia. Non è stato semplice ma ci sono riuscita e a
poco a poco mi sono guadagnata il suo favore. Alla fine è arrivata l’occasione
giusta, subito dopo aver comunicato le intenzioni di Superia su Costa Diablo a
Laura Brown, il mio contatto dello S.H.I.E.L.D.-
-Fammi indovinare.- Nella voce di Liz una
chiara intonazione di rabbia -Avete messo in moto questa farsa del commando femminile
perché tu potessi informarne Superia e farci catturare, ma perché?-
-Non l’hai capito? Quello del commando era un
piano che non poteva e non doveva funzionare… non senza qualcuno che lavorasse
dall’interno. Superia fu entusiasta quando venne a sapere che i miei vecchi superiori mi
avevano contattato per far parte del commando ed insistette perché accettassi.
Era ossessionata dall’idea di catturarti e studiarti. Il resto lo sai.-
-Non tutto. Tu cosa hai fatto… dopo?-
-Ho sabotato i computer e l’intero sistema di
difesa. Ora è possibile invadere l’isola senza problemi.-
Cap
non si mostra del tutto convinta.
-Non me ne starò con le mani in mano in attesa
che lo S.H.I.E.L.D si dia da fare.- proclama -Ho un conto aperto con Superia e
lo regolerò… dopo aver recuperato il mio scudo.-
-So dov’è
e ti ci porterò.- le risponde Jenna –Ma prima…-
Apre
la porta di una cella e ne esce l’agente Kimberly Taylor.
-Ma che cavolo sta succedendo?- chiede la
ragazza dai capelli rossi.
-Te lo spiego dopo.- ribatte Carlisle –Ora
dobbiamo muoverci.-
Liz
si pone in testa al gruppetto fino a che non arrivano agli ascensori.
-Voi due…- indica la Michaels e la Taylor -…
salite con quelli. Tu…- si rivolge alla Carlisle -… vieni con me per le scale.-
-Non ti fidi ancora di me?- chiede Jenna.
-Diciamo che preferisco averti sott’occhio.-
Dopo
un paio di rampe raggiungono un ampio corridoio al termine del quale c’è una
porta. Ai suoi lati aspettano le agenti Michaels e Taylor.
-Dà sull’esterno.- spiega Jenna –Dovremo
muoverci rapide ma…-
Non
finisce la frase, Lynn la interrompe:
-Sta succedendo qualcosa la fuori. C’è
parecchio trambusto.-
A
sottolineare quel che dice si ode il rumore di scariche di mitra.
-Non possiamo star ferme se qualcuno è nei
guai.- afferma Capitan America e senza esitare più a lungo apre la porta e si
precipita fuori.
Sharon
Carter si guarda intorno preoccupata. Le cose non sono andate come previsto:
sono state scoperte ed il loro aereo è stato teletrasportato nell’hangar dove
ora si trovano. Ma quanto è potente la tecnologia di Superia? Di sicuro più di
quanto si aspettasse. Qualcosa di buono c’è, però: quelle che lei e la sua
compagna hanno intorno sono una dozzina di soldatesse di Superia, nessuna
supercriminale in costume.
Hanno l’80% di
probabilità di essere uccise, ma devono fare qualcosa. Fa un cenno d’intesa
alla Giovane Vedova Nera, poi si tuffa dalla scaletta. Le soldatesse non osano
sparare per paura di colpirsi a vicenda ma lei non ha di questi problemi:
estrae la sua pistola e spara.
Contemporaneamente Yelena
Belova ha usato i suoi “morsi di Vedova” contro le soldatesse più vicine e poi
con una capriola è atterrata al fianco di Sharon.
-Idee komanduyushchiy Carter?- chiede.
-Sì: restiamo vive e usciamo qui.-
-Tutto qui?- Yelena sorride ironica poi scatta
verso l’uscita ed è a quel punto che i mitragliatori crepitano.
La
giovane russa fa qualche passo in avanti poi cade.
-Yelena!- urla Sharon ma non riceve risposta.
Il
cielo segnala tempesta ma il Teschio Rosso non sembra preoccuparsene mentre il
suo sguardo vaga oltre la finestra del suo studio. Infine parla:
-Voglio sapere il più possibile su questa…
questa nuova Capitan America. Una donna… ach… da non credersi.- si volta e
fissa Crossbones –Tu me la porterai… viva.-
-Posso almeno strapazzarla un pochino?- chiede
Crossbones con tono irridente.-
-Puoi farle quello che vuoi a parte
ucciderla.- sentenzia il Teschio –Sarai affiancato da un altro agente che dividerà con te il
comando.-
-Uhm... e perché?.
-Perché di lei mi fido ed ha bisogno di avere
un battesimo sul campo. Confido che con te avrà la giusta occasione.-
-Lei? Una donna? La cosa non mi piace molto. E
chi sarebbe questa tizia?-
Il
volto del Teschio Rosso si deforma in un sogghigno mentre risponde:
-Mia figlia.-
3.
Yelena
Belova, la Giovane Vedova Nera è a terra. Possibile che sia stata colpita?
Sharon non riesce a crederci. I mitra hanno smesso di crepitare e due
soldatesse si avvicinano all’Agente 13.
-Tu chi saresti?- chiede una di loro –Un’altra
agente dello S.H.I.E.L.D.?-
In quel momento Yelena
balza in piedi e stende le due soldatesse con due morsi di Vedova sparati in
contemporanea dai suoi bracciali. Nello stesso momento Sharon spara falciando
tre altre soldatesse
-Mi hai fatto preoccupare.- borbotta.
-Tu, la grande Agente 13, preoccupata? Non
riesco a crederci.-
-Lasciamo i discorsi a più tardi, va bene?
Abbiamo sistemato nove avversarie. Ce ne restano tre.-
-Tutto qui? Sta a vedere.-
Con
la grazia di una ginnasta Yelena spicca un balzo verso l’alto, poi fa una
capriola ed atterra sopra un contenitore di metallo. Salta su un altro e corre
verso l’aereo. Contemporaneamente spara un morso di Vedova contro una
soldatessa, evita il proiettile di un’altra. Salta e la colpisce con un calcio
al mento. Si gira di scatto e vibra un colpo di taglio con la mano alla gola
della terza.
Maledetta
esibizionista, pensa Sharon e sospira.
Forse
non è stata l’idea più intelligente che ha avuto, pensa Capitan America, ma era
l’unica cosa che poteva fare per dimostrarsi degna del nome. Bella seccatura
quella del retaggio. Era così che si sentiva anche Jeff, sempre costretto a
dimostrarsi all’altezza della leggenda?
Non
può pensarci adesso. Gli spari sono cessati, buon segno o…
-Attenta!.
Senza l’avvertimento il calcio alle
reni l’avrebbe presa completamente di sorpresa, così invece è stata in grado di
accompagnare il colpo., Sentirà dolore per un po’, ma passerà.
A
colpirla è stata una giovane donna asiatica, cinese o giapponese non saprebbe
dirlo sul momento, inguainata in un costume verde scuro, i capelli neri
raccolti in una treccia.
-E tu chi saresti?- chiede Liz –La figlia
bastarda di Bruce Lee?-
-Sono Black Lotus.- risponde la ragazza –Non
so come hai fatto a liberarti ma non andrai via di qui.-
Un grido e Black Lotus
salta, ma Liz è pronta ad evitare un colpo che avrebbe potuto staccarle la
testa Uno sparo risuona.
-Avrei dovuto mirare alla testa.- proclama
Lynn Michaels –Devo solo aggiustare la mira.-
-No!- interviene Cap –Lei è mia, me la sbrigo
io.-
Il
suo tono non ammette repliche e dopo un lungo attimo di esitazione Lynn abbassa
la sua arma.
-Va bene, ma al prossimo giro…-
-Se ci tieni tanto a sparare a qualcuno…-
interviene Kimberly Taylor -… sta arrivando abbastanza gente da soddisfarti.-
Capitan
America e Black Lotus non badano più a quel che accade intorno a loro: si
squadrano, si studiano, girano in tondo continuando a fissarsi negli occhi in
un silenzioso psicodramma, poi Black Lotus rompe il silenzio con un grido
mentre vibra un colpo che Cap para prontamente.
Quello
che segue sembra quasi un balletto, una coreografia di colpi sferrati ed
evitati, con due avversarie di quasi pari valore, poi Liz Mace scopre un varco
nella difesa di Black Lotus e ne approfitta, Un colpo ben dato e lo scontro
finisce.
-Me l’hai fatta sudare la vittoria, sorella.-
commenta Liz.
Ora
deve pensare a recuperare lo scudo.
La
vibrazione del suo cellulare avverte Laura Brown che è arrivato un messaggio.
Lo legge e sorride, poi si rivolge al suo secondo in comando:
-Prepararsi all’attacco. La nostra agente
infiltrata ha completato la sua missione: tutte le difese dell’Isola sono
disabilitate. Finalmente possiamo agire.-
-Molto bene, Comandante.- replica l’altro.-
-E sbrighiamoci.- aggiunge Laura -Quella
ragazza ha rischiato grosso per noi e voglio riportarla a casa viva.-
4.
Superia
è davvero furiosa ed anche sconcertata: tutti i sistemi informatici hanno
cessato di funzionare, ogni dato è perso. Solo un lavoro dall’interno avrebbe
potuto provocare questo disastro e questo vuol dire che una delle sue seguaci è
una traditrice, ma chi? Non ha tempo di pensarci adesso: la cosa peggiore è che
tutti i sistemi di difesa sono saltati e non c’è tempo di riparare il guasto,
tra poco una forza d’invasione dello S.H.I.E.L.D. sarà lì, per tacere delle
Forze Armate di qualche nazione vicina.
Vincendo
l’impulso di fracassare qualcosa e con molta riluttanza Superia aziona un
microfono.
-Ordine di evacuazione immediata. Ripeto:
ordine di evacuazione immediata. Abbandonare immediatamente le proprie
postazioni e raggiungere i veicoli, partenza entro cinque minuti. Ripeto...-
Ce
l’aveva quasi fatta, ma non importa. Si impara molto dai fallimenti e la
prossima volta andrà meglio.
Approfittando
della confusione seguita
all’ordine di evacuazione, Liz ha raggiunto il posto indicatole da Jenna
Carlisle: un laboratorio ora vuoto dove stavano analizzando lo scudo. Sono più
di settant’anni che in molti hanno provato a replicarlo senza successo, non
crede che Superia avrebbe avuto maggior fortuna ma è grata di non averlo dovuto
scoprire.
Prende
in mano lo scudo e se lo assicura al polso: è incredibile come siano bastati
pochi giorni per trovarsi a suo agio nell’usarlo. Bene, pensa, ora andiamo a
farla finita con Superia. Dovrà pentirsi di aver sfidato lei: Capitan America.
Crossbones
è seccato: che razza di posto è per incontrarsi il tetto del palazzo del Daily
Bugle? Il rischio di essere di essere scoperti è altissimo specie per lui che è
ricercato per più reati di quanti riesca a ricordare. Ma che razza di donna è
questa figlia del Teschio Rosso? Una che evidentemente ama il brivido del
pericolo.
-Bang, sei morto.-
Voce
di donna e la canna di una pistola contro la sua nuca. Crossbones si volta di
scatto per trovarsi di fronte ad una ragazza che non dimostra più di vent’anni,
capelli rossi che le arrivano alle spalle, leggere efelidi sul volto. Indossa
un top rosso con un teschio appena sotto la curva del seno, braccia e spalle
nude, lunghi guanti rossi, pantaloni aderenti neri e stivaloni rossi lunghi
fino al ginocchio. Impugna una pistola.
-Ehilà… - esclama –Hai una Luger in quei
pantaloni o sei solo contento di vedermi?-
Crossbones
è sconcertato: qualunque cosa si fosse aspettata dalla figlia del Teschio
Rosso, di certo non era questo.
-Tu… tu sei Sinthea…-
-Chiamami Sin, lo preferisco. Sin… Peccato. Ti
piace peccare Crossy? Io dico di sì, scommetto che ti piace molto.-
-Crossbones, il mio nome è Crossbones.-
-Ah sei davvero noioso, devi imparare a
divertirti.-
-Io so divertirmi, quando è il momento ed ora
è il momento che tu mi dica cosa ci facciamo qui?-
-Qui? Io ci lavoro qui… o meglio ci lavoravo:
ero la dolce, anonima stagista Cynthia Smith. Dovevo sorvegliare Capitan
America… quell’altro, non quella con le tette.-
-Aspetta un momento, tu sapevi chi era Capitan
America?-
-Perché, tu no? Papino non ha ritenuto di
dovertelo dire? Oh che peccato, un vero peccato sì.-
Prima
che Crossbones possa dire qualcosa la porta del tetto si apre e ne esce un
ragazzo poco più vecchio di Sin.
-Ma guarda se uno per fumare deve…- borbotta
fra sé, poi si blocca vedendo gli altri due –Ehi Cindy, che ci fai qui vestita in quel modo?-
La
ragazza alza la pistola e freddamente senza la minima esitazione ed emozione,
spara colpendo il giovane dritto al cuore.
-Nulla che ti interessi.- commenta, poi si
rivolge a Crossbones –Mi sa che dovremo andarcene, tesoro.-
Pazza,
completamente schizzata, pensa Crossbones, mi piace.
5.
A
bordo di un minieliveicolo dello S.H.I.E.L.D. Laura Brown sorride soddisfatta:
il suo piano ha funzionato, anche se ha dovuto “bruciare” un agente sotto
copertura, ma ne valeva la pena: la contro invasione di Fem… no: di Costa
Diablo può cominciare.
-Avanti tutta!- ordina.
Un
ordine del tutto anacronistico su quel particolare vascello ma era da tanto
tempo che aspettava di poterlo fare. Per un secondo si chiede quante bambine si
siano appassionate alla vita di mare come lei. Suo padre la portava spesso in
barca prima… beh meglio non pensarci e concentrarsi sulle cose belle.
-Avanti tutta, ripete piano.
L’intera
isola è in confusione: l’ordine di evacuazione ha colto tutte le soldatesse di
Superia di sorpresa, ma alla fine tutte si dirigono ai mezzi loro assegnati.
-Se credono di cavarsela così…- borbotta Lynn
Michaels e comincia a sparare sulle donne in fuga.
-Basta così.-
Un
braccio guantato di rosso la costringe ad abbassare la sua pistola
-Ehi che ti prende?- sbotta Lynn –Quello è il
nemico.-
-Un nemico già sconfitto.- ribatte Liz Mace
–Colpirlo mentre fugge non è un’azione onorevole.-
-Onorevole? Bah.-
-Ehi Cap…- interviene Kimberly Taylor -… i
tuoi discorsi sono inutili con lei, non sai chi è? È la Punitrice o almeno era
così che la chiamavano prima di offrirle la scelta tra servire nello
S.H.I.E.L.D. o marcire in galera . Andava perfino in giro con un costume simile
a quello di Castle.-
-Magnifico.- commenta Capitan America in trono
sarcastico –Mi mancava giusto la groupie del Punitore in questa cavolo di
missione.- si rivolge alla Taylor –E tu? Qual è la tua specialità? Non dirmi che
sei la groupie di Nick Fury.-
-Ehm…- La ragazza arrossisce appena –Più che
altro so mettermi in un sacco di guai ed uscirne a stento.-
Così
dicendo si butta in avanti sparando contemporaneamente contro due soldatesse
che correvano verso di loro sparando a loro
volta.
-Idiote.- commenta rialzandosi –Le avrei
lasciate fuggire se non avessero tentato di eliminarci.- si rivolge alla
Michaels –Tu le avresti uccise comunque.-
-Il solo nemico buono…- comincia a dire Lynn.
-… è un nemico morto, lo so. Certo che Castle
ti ha fatto un bel lavaggio del cervello.-
-Non è andata così, io…-
-Ehi, guardate!- urla Jenna Carlisle -Quella è
Superia, ma dove va?-
-Le prigioni.- risponde Liz –Voi restate qui,
lei è mia.-
E
senza attendere risposta si scaglia in avanti.
L’Agente
13 e la Vedova Nera si guardano intorno. Le soldatesse sono quasi tutte sparite
ed il cielo si va riempiendo di velivoli dello S.H.I.E.L.D.
-Pare che abbiano vinto anche senza di noi.-
commenta Yelena.
-Sembra quasi che ti dispiaccia.- replica
Sharon.
-Io sono stata addestrata a combattere.-
-Anch’io, ma questo non vuol dire che mi
piaccia.-
-Magari quando avrò la tua età la penserò come
te, ma ora…-
-La mia età? Quanti anni pensi che io abbia?-
-Beh… almeno…-
Un
sibilo ed un giavellotto cade tra le due donne piantandosi sul pavimento
dell’hangar.
-Spiacente di interrompere un così bel
dialogo, ma vogliamo quel bell’aereo per scappar via –
A
parlare è stata una giovane donna dai capelli neri e tratti arabi accompagnata
da una nera alta e snella la cui testa è completamente rasata. Entrambe
indossano costumi succinti.
Sharon
le riconosce: Aspide e Impala. Perché, si chiede, le supercriminali devono
vestirsi tutte come ballerine di lap dance di questi tempi?
-Spiacente.- risponde con un sogghigno .-Ma
questo gingillo serve a noi, però, se volete, possiamo darvi un passaggio fino
alla più vicina prigione.-
-E se la cosa non ci piacesse?- ribatte
Aspide.
-Allora dovremo convincervi con le cattive. Tu
che ne dici, Vedova?-
Yelena
Belova accenna un sorriso mentre risponde:
-Che sono d’accordo con te.-
6.
Superia esce dall’edificio delle prigioni trascinando un’ancora
semisvenuta Golddigger.
-Che delizioso quadretto. Non abbandoni la tua
numero due. E poi dicono che i supercriminali sono vanesi ed egoisti, donne
comprese.-
A
parlare è stata Capitan America, ferma davanti a Superia che estrae una
pistola, ma prima che possa sparare, lo scudo di Liz l’ha disarmata.
-Non mi arrenderò facilmente.- proclama
Superia mentre depone gentilmente Golddigger a terra e si sfila il mantello
–Non sono solo una scienziata : conosco le arti del combattimento e ho… un
piccolo vantaggio.-
Dalle
dita di Superia escono raggi di energia che si infrangono contro lo scudo di
Cap.
-Dovevo immaginare che non sarebbe stato uno
scontro leale.- esclama Liz mentre salta contro Superia.
-Leale contro una traditrice del suo stesso
sesso? Non dire sciocchezze.-
Superia
le sferra un pugno che la sbatte lontano. Accidenti se è forte, ha sicuramente
una forza superumana ma è sua o deriva dal costume? Non importa, deve…-
Una
voce stentorea risuona nell’aria:
<<Attenzione, attenzione: membri
dell’Esercito di Femizonia, qui è il Comandante Laura Brown dello S.H.I.E.L.D. Deponete
le armi e non vi sarà fatto alcun male, resistete e ne pagherete le
conseguenze.>>
Superia
fa una smorfia e prova ad azionare un bottone della sua cintura ma non accade
niente. Doveva avere una specie di meccanismo di teletrasporto ma deve essere
rimasto danneggiato nel nostro scontro.
Superia
resta un attimo a guardare Golddigger che si sta rialzando.
-Svelta.- le dice –Possiamo farcela.-
Comincia
a correre e Golddigger la segue, ma Liz la placca abbattendola poi con un
pugno.
-Spiacente Angela, ma non funzionerà mai tra
noi se continuiamo ad incontrarci così.-
Liz
si rialza e vede Superia balzare su un piccolo Jet in attesa su una vicina
pista.
Corre
più veloce che può. Di una cosa è sicura: non la lascerà scappare.
Simultaneità:
mentre Capitan America corre lungo la pista cercando di raggiungere il jet di
Superia prima che decolli, Sharon Carter e Yelena Belova saltano a bordo del
loro aereo depositando sul suo pavimento i corpi svenuti di Aspide e Impala.
-Beh io glielo avevo offerto con le buone.-
commenta Sharon.
-Sono state avversarie degne, però.- replica
Yelena –Ci hanno fatto sudare.-
-Ma tu ti sei divertita.-
-Lo dici come se fosse un rimprovero.-
-Non ricominciamo adesso.-
L’aereo
speciale esce dall’hangar e decolla in volo verticale prendendo subito quota,
ma…
<<Attenzione velivolo non identificato,
qui è lo S.H.I.E.L.D. identificatevi o saremo costretti ad abbattervi.>>
-Che facciamo?- chiede la giovane Vedova Nera
–In fondo anche noi lavoriamo per lo S.H.I.E.L.D.-
-Vero... ma né Nick né Rogers vogliono che si
sappia , quindi… azioniamo l’hyperdrive.-
L’aereo
ha un’accelerazione improvvisa e scompare lasciandosi dietro una scia
arcobaleno.
Simultaneità:
Laura Brown si rivolge ad uno del suo staff tecnico:
-Sicuri che a bordo di quell’aereo ci sia
Superia?-
-Positivo Comandante.- risponde quello –I
bioparametri corrispondono al 100%.-
Laura
riflette meno di un istante, poi dà l’ordine:
-Abbattetela.-
Simultaneità:
il tempo che serve ad un bottone per essere premuto, ad un missile per essere
lanciato ea alla figura aggraziata di Capitan America per risalire l’ala
sinistra del jet di Superia a cui si era aggrappata all’ultimo secondo, e poi
raggiungere l’abitacolo del pilota.
Il
tecnico urla:
-Comandante, guardi!!.
Sullo
schermo davanti a Laura Brown passano varie immagini satellitari, inquadrature
dell’aereo di Superia e la più ravvicinata mostra Capitan America che cerca di
tenersi in equilibrio e contemporaneamente colpisce l’abitacolo del pilota con
il suo scudo.
-No! Urla Laura –Fermate il missile.-
-Troppo tardi signora, ormai è incollato al
bersaglio. Potremmo farlo esplodere ora, ma…-
Ma
l’onda d’urto farebbe a pezzi il jet e chi c’è sopra comunque, conclude tra sé
Laura. Deve veder morire un altro Capitan America senza poter far niente? Non
lo accetta. Deve tentare qualcosa… se solo il mini comunicatore che hanno dato
a Cap fosse ancora in suo possesso…
-Capitan America, mi senti? Sono Laura Brown.
Lascia perdere Superia. Avete un missile sulla vostra coda. Vi sarà addosso in
un paio di minuti, forse meno.-
Altrove
Liz Mace non è certa di aver capito bene con tutte quelle interferenze. Volge
lo sguardo alle sue spalle e capisce.
Ha
meno di un minuto, forse neanche trenta secondi. Non esita e si tuffa. Un salto
da quell’altezza con l’accelerazione che ha significa che colpire le acque del
mare equivarrà a colpire un muro di mattoni, può solo sperare che il suo scudo
la protegga.
Sopra di lei un’esplosione
ma lei quasi non la sente. Le acque si richiudono su di lei. È questo che ha
provato lo Steve Rogers che è sepolto ad Arlington quando è esploso
l’Eliveicolo? È stato questo che ha sentito suo fratello Jeff quando le prime
fiamme hanno raggiunto il gas? È questo che si prova quando…
-Respira, maledizione.-
No,
decisamente non è morta e quelli che sente non sono né i cori angelici né i
lamenti dei dannati. Apre a fatica gli occhi per rendersi conto che è sul ponte
di un mezzo anfibio dello S.H.I.E.L.D.
-Se prova a farmi la respirazione bocca a
bocca, agente Brown, la uccido.- esclama mettendosi a sedere.
-Troppo tardi.- commenta, ridendo, Laura.
Liz
si assicura di avere ancora lo scudo e chiede:
-Allora, come sono andate le cose?-
-Abbiamo ripreso il controllo dell’Isola e
presto la riconsegneremo al legittimo governo. Le soldatesse e le
supercriminali che non hanno fatto a tempo a fuggire sono nostre prigioniere.-
risponde la Brown.
-E Superia?-
-Era a bordo dell’aereo quando il missile l’ha
colpito, non può essersela cavata… o almeno questo è quello che mi dico, ma non
so se posso crederci. Ho visto troppe volte questi supercattivi tornare da una
morte certa o quasi mentre…-
-Mentre ai buoni non capita quasi mai.-
conclude amaramente Cap –Ma almeno ci resta la speranza… sì: ci resta sempre la
speranza.-
FINE
NOTE DELL’AUTORE
In realtà non c’è molto
da dire su quanto avete letto così ne approfitterò per una mini biografia delle
comprimarie della nostra storia
1)
Lynn Michaels è un personaggio creato da Chuck Dixon & John Romita
Jr su Punisher War Zone #7 (In Italia su Punitore, Star Comics, #44). Era un
detective della Polizia di New York che, insoddisfatta di come andavano le cose
con la giustizia, finì col dimettersi ed adottare i metodi del Punitore di cui
divenne una sorta di assistente non ufficiale. Alla fine lasciò New York per
ritirarsi con suo padre in Wisconsin e successivamente scovata dallo
S.H.I.E.L.D. che le offrì di diventare un agente.
2)
Non dissimile è la storia di Kimberly Taylor, personaggio creato da
John Ostrander & Tom Lyle su
Punisher Vol. 2° #12, agente dello S.H.I.E.L.D. affiancato al Punitore nel
breve periodo in cui questi lavorò per Nick Fury.
3)
Quanto a Jenna Carlisle è stata creata da Kurt Busiek & Joe Casey &
Terry Shoemaker su Iron Man Annual 1999 (In Italia su Marvel Miniserie #38) dove
aiutò Iron Man a scoprire un complotto del Conte Nefaria.
4)
A livello di Continuity questa storia si svolge dopo gli eventi di Occhio
di Falco MIT #15 e Vendicatori MIT 85 e prima di Vendicatori MIT 86 e seguenti.
Nel prossimo episodio: Il
Teschio Rosso, Sin, Crossbones. Non vi basta?
Carlo